Nella nostra attività di segnalazione di problemi che riguardano la nostra professione e con la speranza di contribuire alla loro soluzione, in questo caso affrontiamo un altro annoso problema che, tanto per cambiare, vede il medico di medicina generale al centro di problematiche non sue, le quali rischiano di coinvolgerlo in maniera pesante anche dal punto di vista medico - legale.
Parliamo dei certificati richiesti dalle Scuole per giustificare le assenze degli alunni, ai fini della loro ammissione agli scrutini finali.
Come tutti sanno le nuove disposizioni in materia stabiliscono che, superati i cinquanta giorni di assenze (anche non continuativi) NON GIUSTIFICATI, l'alunno non viene ammesso allo scrutinio finale con il conseguente rischio di perdere l'anno.
A seguito di questa disposizione chiarissima, come al solito, in Italia si corre ai ripari.
Infatti la stessa legge, giustamente, prevede che se tali assenze siano dovute a malattie, non vengano conteggiate. E qui scatta il problema.
Per aggirare l'ostacolo, anche sulla spinta dei soliti "suggeritori" disinteressati, puntualmente la soluzione del problema viene affidata al nostro "benevolo" intervento.
Niente di più semplice, è sufficiente che il medico giustifichi, con presunti malanni vari, i giorni di assenze degli alunni, al fine di "coprire " le assenze in eccesso.
Bisogna ricordare, in premessa, che un certificato medico di malattia non può essere redatto sulla scorta di una dichiarazione "anamnestica", né può riportare malattie, evidentemente inventate, adesso (data attuale) per allora (data dell'evento morboso) configurandosi il reato di falso ideologico in atto pubblico, punibile penalmente.
Inoltre non si capisce il razionale della richiesta. Infatti la legge parla di assenze INGIUSTIFICATE. Se l'alunno è stato riammesso a scuola a suo tempo, evidentemente, è stata accettata la giustificazione, fatta dal genitore o di chi ne ha la legale tutela (in caso di minori), perchè la riammissione viene fatta, appunto, dietro giustifica. Il certificato di riammissione a scuola (impropriamente definito di guarigione per riammissione a scuola) è un certificato che viene richiesto, per legge, dopo il sesto giorno di assenza, per attestare che l'alunno non abbia malattie in atto che possano essere di pregiudizio per sé o per altri, indipendentemente dalla natura della giustifica fatta da chi di dovere.
Questa richiesta viene affrontata in vario modo dai colleghi, ma, fondamentalmente, bisogna tener presente che la redazione di certificati ex post, anche se rilasciato dietro corrispettivo, configura un reato perseguibile penalmente.
Comprendiamo che, spesso, tale atteggiamento, è dettato dalla solita fretta, dal timore di inimicarsi il genitore che fa la richiesta, dalla tendenza a sottovalutarne la responsabilità, ma in ogni caso non lo si può giustificare. Nel caso nascessero dei contenziosi, il medico sarebbe difficilmente difendibile.
E' evidente che più si accondiscende a queste pratiche, più diventano abitudinarie e si perde la percezione dell'importanza del gesto e delle possibili conseguenze.
Per converso, non meno importante è il fatto che, rifiutandosi di soddisfare queste richieste, nel tempo si otterrà il risultato di responsabilizzare, giustamente, alunni, genitori e personale scolastico.
Per tutte queste motivazioni invitiamo i medici a non lasciarsi coinvolgere in queste cose ed al contempo, crediamo fermamente che i sindacati, anche in questo caso, possano fare molto. Per esempio possono chiedere un incontro con il Provveditore agli studi per denunciare questo malcostume con l'invito a sensibilizzare i dirigenti scolastici al fine di evitare prassi eticamente scorrette, evitando di accettare, ed ancor peggio, suggerire delle certificazioni ex post, e di chiarire ai vari consigli di istituto che tale prassi non è legalmente sostenibile. Chiaramente tale azione darebbe molta più efficacia alla possibilità concreta, da parte del medico interessato, di segnalare al provveditorato le scuole che si ostinassero ad appoggiare tale prassi.
Speriamo che i sindacati non ci accusino di "qualunquismo" per aver posto all'attenzione un problema che rischia di incancrenirsi e che, prima o poi, potrebbe dare il via a qualche "scandalo" di cui non si sente davvero il bisogno.
E' un semplice suggerimento, per affiancare il medico iscritto, ed anche non iscritto, nella sua attività quotidiana, un gesto di civiltà, consapevolezza e di riconoscimento della dignità professionale.
Convinti dell'utilità dell'intervento dei sindacati, possiamo sperare in un riscontro?
La Redazione di Caserta Med